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La certezza di poter migliorare

By Cristina Cattini on 27 Febbraio 2011 in ARTICOLI
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l’esperienza di un Gruppo Genitori Mediatori
VI° Congresso Nazionale SIRM, sez. Self-Empowerment, Modena 11-13 dicembre 2008

di Cristina Cattini

Premessa

Apro il mio breve intervento riprendendo alcuni concetto esposti da Rossana Gombia rispetto all’empowerment. Rossana ha parlato di un potere positivo che favorisce l’emancipazione, la crescita e la solidarietà fra persone e voglio aggiungere a questo il frutto di una mia elaborazione personale e professionale sul tema. Trovo che l’empowerment non sia un fatto di energie o di ruoli, non dipende dal fare, ma è un processo, un imparare ad essere, che porta chi apparentemente non ha valore ad acquisirlo. E’ un potere a favore dei piccoli, con e per loro, non contro o sopra di loro. Eric Fromm afferma appunto che “si può costruire una società in cui si può essere molto anche se si è poco”.
Lo sguardo e la visione delle cose sono cruciali nel favorire e implementare un vero empowerment, in quanto è fondamentale vedere la possibilità di cambiamento perché questo possa divenire reale. Il sogno di una realtà che riconosca la diversità come ricchezza, è uno sguardo altro sulle cose, è motore di cambiamento positivo e di empowerment delle persone con esigenze speciali e delle loro famiglie.

dolci
Sognare l’uomo come ancora non è.
L’uomo cresce solo se è sognato” Danilo Dolci.

L’empowerment mette in circolo capacità di nutrizione, ossia fa crescere umanamente e professionalmente l’altro; tutti i protagonisti del processo di potenziamento (bambino-ragazzo con esigenze speciali, la famiglia, i terapeuti, gli insegnanti) mettono al primo posto l’assunzione di responsabilità della vita altrui, per nutrire e farsi nutrire dalla positività che deriva da questa crescita collettiva. Il potere di nutrizione implementa il desiderio di riappropriarsi del diritto-dovere di inventare la propria vita con speranza e gioia.

Il Metodo Feuerstein
Io lavoro quotidianamente con la pedagogia della mediazione del prof. Reuven Feuerstein.
feuerstein
“Ho fatto un sogno: stavo costruendo una scala lunga, lunga che permetteva di raccogliere i frutti più belli, quelli che per essere sui rami più alti sono anche i più difficili da raggiungere” – Reuven Feuerstein

Il Metodo Feuerstein è basato su tre punti fondamentali:
• l’individuo deve essere visto nella sua integrità e nella sua unità di corpo e mente.
• In qualunque momento della vita e quali che siano le condizioni in cui si trova, l’essere umano è modificabile e può attivare risorse inaspettate (teoria della modificabilità cognitiva strutturale). Numerosissime ricerche mediche dimostrano ormai che il cervello ha la capacità di cambiare la struttura e la chimica in risposta all’ambiente; è quindi capace di ricreare se stesso.
• La modificabilità viene favorita da una esperienza di apprendimento mediato, cioè dalla presenza accanto alla persona di un mediatore che aiuta ad “imparare a imparare” e favorisce il “vedersi pensare”.
Il Metodo Feuerstein affonda le radici quindi in una fiducia incrollabile nella modificabilità della persona e nelle sue capacità di cambiamento, di miglioramento.

Di basilare importanza, accanto alla concreta applicazione della strumentazione del Programma di Arricchimento Strumentale, è la strutturazione di un ambiente modificante efficace, ossia recettivo e favorevole al cambiamento e che possa accogliere , sostenere e sviluppare la modificabilità.
Attraverso il contributo alla creazione di un ambiente modificante si lavora per garantire alle persone un contesto aperto, in grado di assicurare la possibilità di mettere a frutto l’intera gamma di possibilità che la vita ci offre, anche se in maniera diversa. Si parla quindi di garantire un equo accesso alle possibilità; il riconoscimento e il rispetto dei bisogni fondamentali degli uomini, fra cui quello di realizzare il proprio potenziale, che esiste, anche in presenza di carenze funzionali (Vanini, 2003, p.137).
L’ambiente modificante per eccellenza è la famiglia, contesto in cui le persone devono essere aiutate a riconoscere e permettere l’espansione positiva della personalità del bambino e del ragazzo con esigenze speciali. Anche la scuola è un ambiente modificante privilegiato, perché può accompagnare il bambino, il ragazzo a percepire bisogni nuovi e a credere profondamente nella propria capacità di cambiamento, nonostante le difficoltà che inevitabilmente si incontrano.
Il Metodo Feuerstein viene quindi applicato in stretta connessione con il mondo a cui appartiene il bambino, in modo da garantire l’efficacia del lavoro, la possibilità di cambiamento e un radicamento degli apprendimenti e delle esperienze vissute.

Il Gruppo Genitori Mediatori
A proposito dell’importanza degli ambienti modificanti è stato creato a Modena il Gruppo Genitori Mediatori, che nasce dal bisogno di alcuni genitori di incontrarsi, di condividere esperienze, stati d’animo, gioie e dolori rispetto all’affascinante percorso di crescere insieme al proprio figlio. Sono pochi gli spazi in cui i genitori di bimbi con esigenze speciali (e in un certo senso tutti i figli hanno esigenze speciali, se ci pensiamo…!) possano camminare insieme, confrontarsi e anche far sentire la loro voce, raccontare le proprie esperienze sapendo che sono perle preziose che si donano agli altri.
Sicuramente il “non sentirsi soli”, il sapere di avere persone accanto disponibili a vivere empaticamente le nostre vicende come se fossero le loro, può essere fonte di sicurezza, può restituire fiducia nelle proprie possibilità e tirare fuori il meglio del nostro potenziale.
Questo gruppo nasce inoltre dall’interesse di molti genitori verso il Metodo Feuerstein, interesse condiviso anche da addetti ai lavori quali insegnanti, educatori, psicologi, logopedisti, neuropsichiatri.
Chi ha fondato il Gruppo Genitori Mediatori crede nella fondamentale importanza di un giusto coinvolgimento attivo e motivante delle famiglie nei percorsi dei loro bambini, perché i bimbi possano trarre maggiori benefici dalle loro terapie.

Questo gruppo si struttura attorno ad un
senso di condivisione: ossia alla capacità di saper condividere esperienze, sentimenti e pensieri con gli altri, quando ciò può essere utile per affrontare e risolvere insieme i problemi, creando una competenza maggiore e collettiva.
Alla individuazione di un’alternativa ottimista: valutando con obiettività, ma con ottimismo, ciò che si deve fare, consapevoli che ciò richiederà sforzo e fatica, ma, se ben spesi, l’obiettivo prefissato sarà raggiunto.
Al sentimento di competenza: l’uomo è un essere sociale, ha bisogno di sentirsi parte di un gruppo, di sentirsi amato e desiderato e di poter dare a sua volta amore agli altri. Ha bisogno di sapere che può contare sull’aiuto degli altri e che egli stesso è in grado di fornire aiuto a chi ne ha bisogno. Tutto ciò avviene se ci si sente parte di una collettività.
Il Gruppo Genitori Mediatori, inoltre, vuole dare un contributo alla creazione di un ambiente modificante che favorisca la crescita cognitiva ed affettiva del bambino, perché è molto faticoso crescere in un ambiente che rimane sempre lo stesso, che non accetta sfide, che non si modifica; un ambiente statico ingessa la mente e lavora solamente per uniformare al modello che si ritiene valido.
Il Gruppo si riunisce periodicamente per ascoltare l’intervento di un relatore scelto con cura fra i vari professionisti disponibili; il criterio fondamentale di scelta è che la persona condivida un’ottica positiva e propositiva dei bambini con esigenze speciali. In seguito all’intervento in cui spesso si propongono esercizi interattivi e coinvolgenti per i presenti, si lascia più spazio possibile alla condivisione di idee, pensieri, situazioni dei genitori, in un clima di ascolto reciproco e di disponibilità a mettersi in gioco nel caso si veda che si può personalmente dare una mano all’altro.

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Foto di Luigi Ottani

Agli incontri, che si svolgono di solito alla domenica pomeriggio, è sempre presente un team di ragazze che svolgono il servizio di baby-sitting, in modo da permettere a tutta la famiglia di partecipare; in particolare è stato pensato questo servizio per consentire alla coppia genitoriale di confrontarsi con i temi proposti. Di solito accade che uno dei due genitori debba accudire il bambino e non stia in sala; le baby-sitter organizzano giochi e attività apposite per i bambini, in modo da lasciare liberi i genitori di seguire l’incontro.
Al termine dei lavori c’è la possibilità di fermarsi per una pizza insieme, per consolidare il clima di ascolto ma anche di allegria creatosi in precedenza.

Conclusioni
Il Gruppo Genitori Mediatori contribuisce a tessere relazioni, a mettere in contatto mamme, papà, terapeuti per formare una rete di aiuto, di sostegno, di formazione e informazione, di condivisione di risorse e difficoltà. Il non sentirsi soli certamente è il presupposto migliore per costruire cose grandi, per crescere nella propria genitorialità e così permettere ai bimbi di beneficiare di un ambiente modificante adeguato e ricco di cose positive.

Uno dei frutti di Genitori Mediatori… Meteaperte
Da alcune delle persone che partecipano a questo gruppo è nata Meteaperte, associazione per il pieno sviluppo e potenziamento delle persone con abilità differenti. Genitori e professionisti nel campo dell’educazione trovano qui un punto di incontro per condividere e confrontarsi su percorsi di vita e strategie educative riguardo a bambini con bisogni speciali. Meteaperte offre occasioni di crescita e di auto-aiuto ai bambini e alle loro famiglie; sostiene e divulga la pedagogia della mediazione del prof. Feuerstein e offre la possibilità di incontrare specialisti nell’ambito di diverse discipline psicopedagogiche.